giovedì 6 marzo 2014

ecco il diario ...completo



SOGNANDO DAKAR
Quale percorso porti la mente umana a sognare un viaggio é abbastanza semplice da immaginare: lo stacco dalla stressante quotidiana routine, il bisogno d'evasione, l'incontro con qualcosa di nuovo, insomma tutte cose di semplice comprensione e condivisibili ai più. Resta forse più complessa ed articolata l'analisi della scelta del tipo di viaggio che l'individuo decide di intraprendere proprio in quel dato momento.
La mia scelta  é ricaduta sul voler raggiungere Dakar in moto.
La difficoltà è stata quella di trovare un giusto compromesso tra quelle che erano le mie esigenze e ciò che il mercato offriva.
Mi sono imbattuto nel sito internet del Dakar Desert Challenge, un viaggio con pochi fronzoli, a basso costo, con un forte spirito d'avventura ed alcuni tratti in comune con la leggenda della Parigi/Dakar. Ero sulla stessa lunghezza d’onda, perfetto!
Il giorno del mio 50esimo compleanno decido a tavolino che coinciderà con quello della mia iscrizione e da quel giorno "Alea iacta est". Non sapevo ancora il valore dei dadi ma sicuramente erano stati lanciati...
Inizia così l'allestimento del mio ktm 690, in una forma alleggerita della più blasonata versione rally: cupolino alto, staffe paragambe e paratelaio, porta borse rigide e serbatoio supplementare.
IL MIO DAKAR DESERT CHALLENGE
Mi imbarco da Genova per Tangeri, il viaggio sarà molto movimentato: il mare sotto di noi è forza 7/8 e ci dicono che faremo una sosta forzata a Barcellona di oltre 10 ore per attendere un mare più consenziente.
Arrivo in terra marocchina piuttosto provato, ma emotivamente carico e trepidante per l'inizio di questa avventura. Passo un'intera giornata a vagabondare per Tangeri, dove, da mani esperte, mi faccio cucire, con scarti di stoffa, una bandiera italiana.
Con l'arrivo della carovana giunta dal Portogallo nella tarda nottata, incontro e conosco i miei nuovi compagni di avventura, ed i loro mezzi.

Tappa Tanger-Marrakech km 567

Qui inizia realmente l'avventura. Il risveglio all'alba non é promettente: ci attende un cielo plumbeo che fa prospettare una giornata all'insegna della pioggia.
Il percorso è un trasferimento che si sviluppa su un percorso interamente su asfalto. Infilati gli impermeabili alle 8.30 precise, le moto partono incolonnate alla volta di Marrakech.
Il viaggio scorre con i tempi dettati dalle varie tappe obbligate.Viaggiamo scarichi perchè la quasi totalità dei nostri bagagli è trasportata sul ducato dell'organizzazione, che a sua volta traina un grande carrello portamoto con i bagagli.
Arrivo stanco mentalmente, patisco la guida notturna  e la pioggia che ha contribuito in maniera marcata ad annebbiarmi l'interno della visiera, spero in un risveglio meno uggioso.

Tappa Marrakech-Fort Bou-Jerif km 496

Appena apro gli occhi lo sguardo corre veloce alla finestra, il cielo azzurro mi fa alzare sereno e fiducioso; oggi ci attende ancora una mezza giornata di trasferimento su asfalto, nel primo pomeriggio dovremmo incontrare il primo pezzo di fuoristrada e non vedo l'ora di affrontarlo.
L'impatto  con l’off sarà molto aggressivo, la voglia, il bisogno di dare gas e di sentirsi bene sulla moto prendono il sopravvento. E così, dopo essermi ripromesso “consapevolezza”, mi lascio trasportare dall'indole e parto a testa bassa.
Solchiamo una splendida pista sabbiosa che corre lungo il mare per svariati km e ci gustiamo un frugale panino condiviso, godendo della vista di questa meraviglia. Ma i km da percorrere sono ancora molti ed alle 18, con i miei tre compagni, scopriamo che ci attendono ancora un centinaio di km di off e quindi ancora diverse ore di guida nel buio più completo.
Arriviamo verso le 21 a Fort Bou-Jerif , dove troviamo un'interessante struttura costruita su una vecchia fortificazione della legione straniera francese. Tra le varie possibilità di sistemazione scelgo di dormire nelle tende nomadi, la soluzione più spartana. Dormo su un materasso posto in terra, e la notte corre veloce e serena.

Tappa Fort Bou-Jerif- Smara Desert Camp km 400

La giornata inizia con una colazione all'interno del fortino, dove murales touareg fanno da cornice alla sala. Guido i primi km immerso in un'atmosfera fuori dal tempo, complici i colori del sinuoso e vario terreno, illuminato dai raggi di un'alba particolarmente favorevole e ammiro uno spettacolo dalle luci uniche.
I km scorrono veloci e di buon passo, arrivo alla Plage Blanche, dove ci attendono una 40ina di km di galoppata lungomare.
Le moto sono le prime ad arrivare alla spiaggia; la consistenza della sabbia é perfetta.
Sono momenti incredibilmente intensi. Galoppiamo a 110 km/h a pochi metri dal mare, il profumo, la vista, il grido in volo dei gabbiani che si alzano al nostro passaggio, ci riempiono di gioia.
Attraversiamo una serie di piste dure, che tagliano alcuni chott, i laghi secchi. Sembra di correre su un terreno lastricato naturalmente da rombi irregolari. Lo sguardo si perde in un piatto innaturale e omogeneo, dove non si hanno punti di riferimento se non la traccia del tuo gps, che indica la retta via.
Giungo al wp del ritrovo intorno alle 17 e decido, erroneamente, di alloggiare in un infido alberghetto. Mi risparmio così il montaggio della tenda ma certo non mi godo una doccia delle più tonificanti...l'Afric c'est l'Afric!

Tappa Smara Desert Camp-Guelta Zemour Desert Camp 250km

Ci attende una delle  tappe più brevi della spedizione, 250 km, dove si alternano pistoni duri e veloci a tratti di chott e dove incontriamo diversi gruppi di dromedari scortati dai loro giovani guardiani.
Vuoi per la brevità della tappa, vuoi per l'alta velocità  media, arriviamo incredibilmente presto.
Il campo è stato montato in mezzo al nulla. La carovana fa circolo con i mezzi parcheggiati all'esterno mentre tutte le tende vengono montate rivolte verso il centro. Insomma immaginate la classica visione che abbiamo visto tante volte nei film western, quando la carovana dei cowboys, per resistere all'attacco degli indiani, si disponeva per la notte.. qui per fortuna nessun tipo di attacco, a parte qualche moschito particolarmente petulante.
Viste le condizioni delle mie gomme (non sono partito con la coppia nuova) e tenuto conto delle ore di luce che ho davanti, decido di intraprendere l'operazione di sostituzione con una coppia nuova di pacca. Scelta temporale azzeccata,  perchè nei giorni a venire non avrei mai più avuto il tempo di farlo, come vedremo.
La serata è speciale, visto che è l'ultimo dell'anno, e viene scandita dal festeggiamento dei due capodanni.. già, sia quello con orario italiano e spagnolo che quello portoghese, con il quale vengono a coincidere  anche i rituali fuochi d'artificio. Dopo gli auguri, baci ed abbracci e qualche bicchiere di vino, la carovana si addormenta velocemente.

Tappa Guelta Zemour Desert Camp - Dakla 470km

La giornata si apre con un cielo freddo e terso. Oggi ci aspetta un lunga cavalcata e dopo aver dedicato alcuni minuti alla foto di copertina di questa edizione della Dakar Desert Challange, partiamo su piste semplici e veloci. Mi sento pago del gusto del gas e comincio a provare il desiderio di dedicarmi ad immortalare immagini fotografiche. La cosa mi affascina e mi gratifica, tendo a ridurre la velocità e la sensazione di pace e solitudine mi pervade. Mi sento in pace con me stesso ed assaporo con un gusto nuovo la guida.
Arriviamo verso le 18 nella città di Dakla, una città sui generis per essere in Marocco. Si affaccia su un golfo naturale ad uncino e per la sua particolare collocazione geografica è diventata nel tempo un famoso centro che raduna moltissimi appassionati di kyte surf, anche locali, e dunque infrange molte regole e tabù solitamente presenti in un territorio caratterizzato dall'islamismo.
L'albergo è caro ma molto accogliente e ci permette, dopo la solita pizza di rito, di confortarci.

Tappa Dakla -Bou Lanouar Desert Camp 440km

Oggi ci aspetta un discreto tragitto on road prima di arrivare alla nostra prima vera frontiera. Il paesaggio è particolarmente interessante: un lungomare con alte falesie ci accompagna per diverse ore. Mi fermo al cartello che indica il parallelo del tropico del cancro per la foto di rito: in linea retta siamo ancora a 1400 km da Dakar.
Arriviamo emozionati alla tanto attesa frontiera con la Mauritania. Ho letto molte volte di questo limbo di una ventina di kilometri, che divide i due stati, dove nessuno reclama la sovranità territoriale, chiamato “terra di nessuno”, ma ora che ci sono quasi arrivato mi sento pervadere da un po' di ansia.
Superata la dogana marocchina e le sue pratiche di rito ci addentriamo in questa terra con una certa circospezione. Il tratto è molto accidentato e gli fanno da cornice, in una distesa piatta, pile di gomme e carcasse di macchine bruciate ed abbandonate, rendendolo, in maniera realisticamente sconfortante, un immaginario paesaggio post-atomico, alla Blade Runner per capirci.
Ad attenderci, dopo il percorso, ci sono le guardie mauritanesi, con la loro bandiera verde, che ci riservano un controllo veramente inatteso. Prendono le impronte digitali di entrambe le mani e le foto del viso, mi chiedo ancor oggi a quale scopo!
Le ore scorrono ed il cielo tende al tramonto quando riusciamo a lasciare il posto di frontiera, scortati da due camionette di militari, che passeranno la notte circondando il nostro campo, a mio avviso più per impiegare il loro tempo che per effettiva esigenza.
Giunti al wp che individua il campo è oramai sopraggiunto il buio, montiamo le tende aiutati dai fari dei mezzi e ci prepariamo al bivacco.

Tappa Bou Lanouar Desert Camp -Nouakchott 420km

Leviamo il campo di buon'ora, la giornata appare radiosa e piuttosto calda sin dal primo mattino e capiamo che, scendendo, le temperature saranno sempre più piacevoli. Il percorso fuoristrada si sviluppa su un terreno piano e piuttosto scorrevole; unica attenzione da porre alla sabbia a tratti nelle carregge dove, per galeggiare senza problemi, bisogna dare del sano gas.
Incrociamo diversi gruppi di dromedari e resti sparsi di mezzi, deprivati di ogni parte morbida, lasciati a morire in mezzo alla sabbia.
Costeggiamo il mare in un budello di dune: siamo entrati all’interno del Parco Nazionale del Banc d'Arguin, patrimonio mondiale dall'Unesco.
Questa zona protetta, il cui accesso è fortemente limitato ai veicoli e vietato alle barche a motore, ospita una fauna molto ricca, costituita da numerose specie di uccelli e di pesci.
Ci aspetta un lungo tratto di pista sabbiosa che costeggia la spiaggia, attraverso diversi villaggi di pescatori. Alcuni di essi, benchè in muratura, sono deserti e nelle ampie e spoglie stradine si possono osservare solo le tracce di una povera vita quotidiana.
Raggiungo la spiaggia, dove mi attende un terreno compatto, sfreccio a pochi metri dal mare, quasi lambisco le onde. Dune sinuose segnano il confine della giusta via. Gruppi di gabbiani si alzano al mio passaggio in volo.
Chiudiamo la giornata con un tratto d'asfalto ed entriamo a Nouakchott, la capitale della Mauritania. Ho modo di toccare dal vivo un incredibile e disordinato traffico autoveicolare: mezzi a 2 e 4 ruote, dalle carrozzerie arruginite, con innumerevoli parti mancanti, si immettono nel traffico da tutte le direzioni, senza degnare di uno sguardo chi soppragiunge. Arrivare interi davanti al nostro Auberge è un vero miracolo.

Tappa Nouakchott – St. Luis 295 km

Un’altra calda giornata ci attende, usciamo illesi dal caotico traffico cittadino e attraversiamo  una moltitudine  di villaggi dove festanti e sorridenti giovani salutano il nostro passaggio.
Oggi ci attende il Park National Diawling, dichiarato patrimonio naturale dell'umanità dall'UNESCO, che ospita numerose specie animali, dai fococeri ai molti volatili. Ci perdiamo ad ammirare i giochi degli stormi degli uccelli, voli orchestrati, in perfetta sintonia, da un direttore fantasma.
L’attesa alla dogana senegalese è veramente lunga e snervante, complice una inaspettata temperatura di 33 gradi: dobbiamo spesso sostare all’ombra per trovare un po’ di refrigerio.
Variopinti venditori ambulanti esibiscono le loro merci in maniera pittoresca e simpatica.
Entriamo a St Luis, scortati dalle sirene della polizia che blocca il traffico, più per motivi di festa che di reale bisogno. E’ un concerto di musica e colore.
L’albergo con piscina cattura i nostri occhi e ci rilassa.

Tappa St. Luis – Tambacounda 512 km

St Luis è una cittadina coloniale di pescatori, sulle cui rive possiamo scorgere centinaia di stupende barche colorate e che già di primo mattino si anima di una vita estremamente vivace.
In Senegal ci attende un cambiamento radicale: le case sono meno fatiscenti ed i locali indossano indumenti dai colori forti e vivaci che mettono allegria nei nostri cuori.
Attraversiamo decine di mercati colorati in cui ambulanti esibiscono in ogni dove le loro merci e ne veniamo affascinati.
Affrontiamo un magnifico percorso,  più di 150 km di sabbia soffice, dove incontreremo, per la prima volta, i baobab, giganteschi alberi secolari dal fusto maestoso, tipici della savana africana.
L’adrenalina mi invade la testa, questo sarà il più bel pezzo di offroad  di tutto il viaggio.
Durante questo tratto cade un motociclista e si sloga la spalla: il suo viaggio finirà qui.
Arriverò solo in tarda serata in albergo, alle 22. Durante un controllo del mezzo scopro di avere due viti spanate tagliate all’interno del telaio, che solo con l’aiuto di due incredibili meccanici dell’organizzazione e grazie a mezzi di fortuna riusciamo a montare giusto in tempo per poter  riposare due ore prima della tappa successiva. Come in una vera Dakar!

Tappa Tambacounda-Bafata’ African Camp Gambasse 270 km

Fotografo visi di bambini poveri, in cui le sofferenze e le privazioni si nascondono sempre sotto un bellissimo sorriso. Incredibile.
Nella  mattinata avremo il primo intoppo di una certa importanza. Un amico motociclista ha un improvviso cedimento fisico e viene prontamente soccorso sulla pista dall’organizzazione, che gli pratica gli interventi del caso. Scopriremo solo dopo che è stato un attacco di malaria. Problema completamente risolto dopo il suo forzato rimpatrio.
Siamo alla dogana con la Gunea Bissau e non ho il visto sul  passaporto, poichè  mi è stato rubato pochi giorni prima della partenza e non ho avuto il tempo sufficiente per riottenerlo. Sono teso,  d’accordo con il referente non consegno il documento, nella  speranza di confondermi con la massa dei partecipanti.
Riesco ad entrare. Sono un clandestino. Ora passerò le successive 36 ore preoccupato, ma ci tenevo troppo ad arrivare a Silo Gambasse, dove consegneremo agli abitanti del villaggio materiale per un progetto di assistenza scolastica.
L’arrivo è quanto meno emozionante: centinaia di persone ci attendono festanti , danzando al suono di fischietti e tamburi, noi siamo sporchi di fango e sudore ma felici. Stato di gioia generale.

Tappa Bafatà African Camp Gambasse - Bissau 125 km

In mattinata si consegnano i pacchi degli aiuti, mentre io cambio la gomma posteriore , dopo un fortuito incontro con un chiodo.
Lasciamo il campo con il sorriso che ci è stato donato da centinaia di persone, che hanno continuato a ballare ed a danzare sino alla nostra partenza.
Il viaggio scorre su larghi pistoni di piste battute, che collegano decine di villaggi, dove  siamo costantemente accolti da gruppi sempre più numerosi di bimbi, festanti e sorridenti, che al nostro passaggio interrompono persino le lezioni scolastiche per poterci salutare. Bellissimo.
Dormiremo nella capitale e, in una botta di vita, soggiorniamo sopra un pub-discoteca, dove possiamo sorseggiare diverse birre.

Tappa Bissau - Kaolak 300 km

Giornata   tranquilla  all’insegna di un trasferimento che ci porterà ad attraversare ben due stati. Quando lascio la Guinea Bissau termino il mio periodo da “clandestino” e sarà una bella  liberazione. Dopo qualche problema intercorso con i doganieri, sempre risolto dall’organizzazione, entriamo in Gambia, antico prottetorato Inglese , dove, a differenza dei paesi sino ad ora attraversati, troviamo un livello di cultura superiore. Tutti, compresi i bambini, parlano un discreto inglese.
Per giungere in Senegal dobbiamo attraversare il fiume Gambia. Due traghetti fanno da spola, sono lenti  e la colonna, numerosa, viene smaltita solo dopo diverse ore di snervante attesa .
Sostare all’imbrunire sulle sponde di un fiume, in una zona malarica, non è proprio del tutto consigliabile.
L’albergo che ci attende è piuttosto lussuoso, ma alle 22 ha già chiuso la cucina. Improvvisiamo così una tavolata con un vastissimo assortimento di scatolette!

Tappa Kaolak - Dakar 200 km

Siamo all’ultimo giorno, la tappa sarà una lunga passeggiata verso l’agognata spiaggia. Giunti al lago Rosa, teatro  finale di decine di Parigi-Dakar, sento di aver compiuto il mio sogno, anche se in realtà  devo ancora  percorrere l’ultimo km prima di vedere il mare.
Sarà il tratto più impegnativo del viaggio, per l’emozione, per la sabbia  particolarmente morbida, diventerà un impegno non indifferente poter posare le ruote vicino all’ acqua.
Moto, sabbia, mare, quale occasione migliore per lasciare incorniciato, nel cassetto dei ricordi, qualche  indimenticabile passaggio, eseguito bordo mare.
L’arrivo è una generale emozione percepibile in molti visi, ci si scambia  abbracci, fioccano pacche sulle spalle, tutta  la carovana giunge e, a mano a mano, riempe disordinatamente il fronte mare, sino al momento organizzato per la foto che concluderà l’avventura.

Ritorno Dakar Tangeri 3800 km
4 giorni di guida consecutiva  per compiere i 3850 km su asfalto , ma questa è un’altra  storia!








































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